2010 ANNO INTERNAZIONALE DELLA BIODIVERSITA’

LIPU: STUDIATE 88 SPECIE DI UCCELLI NIDIFICANTI IN ITALIA,
IL 50% E’ IN “CATTIVO” STATO DI CONSERVAZIONE

Lo studio LIPU-Ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del mare “Primo rapporto sullo stato di conservazione in Italia” ha studiato 88 specie di uccelli incluse nell’allegato I della Direttiva comunitaria “Uccelli”. La campagna LIPU “Salviamogli le penne, salviamoci le penne” punta a salvare cinque specie nell’immediato: Tarabuso, Berta maggiore, Pernice bianca, Capovaccaio e Gallina prataiola.

2010 Anno internazionale della biodiversità: la LIPU rende noti i dati derivanti da un recentissimo studio secondo il quale sono 44 le specie di uccelli che hanno urgente necessità di una tutela, pena il rischio di un grave declino o addirittura dell’estinzione, a causa dei cambiamenti climatici, della distruzione dell’habitat, dalla pesca industriale e dell’uso di prodotti chimici in agricoltura.
In pratica, del gruppo di 88 specie studiate dalla LIPU e nidificanti in Italia, specie particolarmente protette dalla direttiva comunitaria “Uccelli”, una su due soffre di un cattivo stato di conservazione.

Lo studio che la LIPU ha effettuato per conto del Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare, dal titolo “Primo rapporto sullo stato di conservazione dell’avifauna italiana”, concluso nel 2009, ha classificato le specie a seconda della gravità dello stato di conservazione, con un criterio “a semaforo”: rosso (conservazione “cattiva”), verde (favorevole), giallo (inadeguata). Su 75 specie di “non passeriformi” nidificanti in Italia, 33 si trovano in uno stato di conservazione cattivo (semaforo rosso), tra cui Capovaccaio, l’Aquila di Bonelli, la Gallina prataiola, la Coturnice e l’Averla cenerina, 35 si trovano in uno stato di conservazione inadeguato (semaforo giallo) mentre solo sette (Garzetta, Airone rosso, Falco pecchiaiolo, Falco pellegrino, Cavaliere d’Italia, Civetta caporosso e Picchio cenerino) sono risultate con uno stato di conservazione favorevole (semaforo verde).
Dati che si riflettono nella recente campagna che la LIPU ha lanciato dal titolo “Salviamogli le penne, salviamoci le penne” per salvare le specie di uccelli a rischio di estinzione, indicatori di un ambiente malato che minaccia anche la nostra salute. Cinque le specie da salvare con priorità immediata, che nello studio sullo stato degli uccelli in Italia compaiono come in stato “cattivo di conservazione”: Tarabuso, ridotto a sole 50-70 coppie in Italia, è in pericolo di estinzione a causa della scomparsa delle zone umide; Capovaccaio, ridotto a pochissime coppie, solo sette, vede scomparire il proprio habitat ed è in pericolo di estinzione “in modo critico”; Gallina prataiola, ormai confinata a poche centinaia di coppie (tra le 350 e le 500) nella sola Sardegna, soffre la messa a coltura delle steppe e l’uso di prodotti chimici in agricoltura ed è anch’essa in pericolo di estinzione; Pernice bianca, in progressiva scomparsa sulle Alpi dove più potente è l’effetto negativo dei cambiamenti climatici, rimane presente con sole 5/8mila coppie; Berta maggiore, minacciata dalla pesca intensiva, dai predatori, dallo sfruttamento eccessivo delle risorse ittiche e dall’inquinamento, resiste con 15/18mila coppie.

“Gli uccelli selvatici sono in crisi in tutto il mondo, e il 12 per cento delle specie a livello mondiale rischia l’estinzione – dichiara Danilo Mainardi, Presidente Onorario LIPU -. L’Italia non fa eccezione: taluni habitat che ospitano la nidificazione delle specie sono talmente degradati da minacciarne la sopravvivenza. C’è necessità che l’Italia si doti al più presto di una strategia nazionale sulla biodiversità, adeguatamente finanziata, e che coinvolga, pena l’insuccesso, tutte le politiche settoriali, dai trasporti all’energia, dalle infrastrutture all’ambiente”.

“Tra le specie più colpite dal declino – conclude Mainardi - troviamo quelle dell’habitat agricolo, che fa scomparire specie un tempo molto più abbondanti come Allodola, Passera mattugia, Strillozzo, Rondine e Balestruccio oppure i boschi italiani che sovrasfruttati per troppo tempo rappresentano un ambiente degradato per Gallo cedrone, i picchi e l’Astore”.

Tra i “non passeriformi” che si trovano in cattive condizioni si segnalano infatti in particolare specie come Gallo cedrone, Fagiano di monte, Coturnice, Coturnice di Sicilia e Pernice bianca (queste cinque specie, su sette totali di “Galliformi” esaminate dallo studio, hanno uno stato di conservazione cattivo, due invece inadeguato) e la Berta minore.
Per i “passeriformi”, su 13 specie considerate, 11 si trovano in uno stato di conservazione cattivo. Le altre due presentano uno stato di conservazione inadeguato, non valutabile e favorevole.
I fattori di minaccia per gli uccelli sono rappresentati dalla distruzione e frammentazione dell’habitat, i cambiamenti climatici, l’inquinamento, la caccia e il bracconaggio, l’introduzione di specie non autoctone, il turismo (che causa disturbi al nido con l’arrampicata o il sorvolo a bassa quota, con effetti deleteri su alcune specie rare).

 

11 gennaio 2010
Ufficio Stampa LIPU-BIRDLIFE ITALIA